L’Alexander Club di Roma: il più famoso centro commerciale alleato in Italia.

I Club angloamericani tra Campania e Lazio dallo Sbarco di Salerno alla fine della guerra
Il 1° ottobre del 1943, nonostante un’errata convinzione assai diffusa, i primi militari ad entrare a Napoli, a seguito dell’invasione peninsulare avviata con lo Sbarco di Salerno, non furono gli americani ma i Dragoni della Guardia britannica, un reparto corazzato di scout inglesi che si presentò in città quale avanguardia della più nota V Armata americana, quella comandata dal famosissimo Generale Clark e composta, appunto, anche da alcuni reparti inglesi. In poco tempo, assestato l’allontanamento dei reparti nazisti, gli Alleati occuparono molti dei beni culturali più preziosi della Campania come, ad esempio, il Museo Nazionale di San Martino, il Maschio Angioino, il Palazzo Reale di Napoli, la Biblioteca dell’Istituto Orientale, il Museo Archeologico Nazionale e, ad inizio novembre, anche la famosa Reggia di Caserta che diventava il nuovo centro di comando unificato per la guerra in Europa (AFHq). In breve tempo, nonostante il blocco sulla Linea Gustav, mentre si combatteva contro l’ultima strenua resistenza tedesca che avrebbe portato alla distruzione dell’Abbazia di Montecassino, in Campania inglesi ed americani impiantarono tutta una serie di Club, associazioni, locali di svago, spacci, emittenti radio, redazioni di magazine e perfino centri sportivi, che tra la fine del ’43 e fino al termine della guerra nel ’45 avrebbero rianimato e caratterizzato le affamate città italiane del Centro Sud. Tra uffici e comandi delle retrovie, che ospitavano non solo vigorosi giovani con i gradi ma anche e soprattutto le soldatesse e le crocerossine in gonnella dei corpi femminili americani e britannici (WACs e QAIMNS) , la nostra storia iniziò a mutare profondamente accogliendo, per necessità, curiosità e virtù, il vento della nuova globalizzazione in atto, quella dei bar con le Pin-Up al muro, con le fumanti sigarette americane, con il whisky e con i tornei di freccette o le sfide a braccio di ferro tra soldati brilli o semplicemente annoiati. Nella Reggia di Caserta, come in tutta la città, ma ancor più nella vasta metropoli di Napoli, dalla fine del ’43 fu tutto un fiorire di Red Cross Clubs, YWCA, HQ and Service Co. Club, Cod Club, Wilson Club, Jewish Men’s Club, Wesly House, Fife & Drum Cafè, Churcill Officer’s Club, ma anche e soprattutto dei più organizzati e rinomati NAAFI/EFI Clubs & Restaurants. Proprio questa tipologia di club, spesso organizzata per accogliere le più pressanti esigenze dei vertici militari, quindi di ufficiali e grandi ufficiali dei centri di comando campani e poi del Lazio, si sviluppò lasciando profondi tracce culturali nel lungo periodo d’occupazione di Napoli (dall’ottobre ’43) e di Roma (dal giugno ’44). Questi locali erano organizzati nell’ambito del fondamentale protocollo militare alleato R&R, Rest and Recuperation, ossia riposo e recupero, una vera e propria norma che obbligava interi reparti a prendersi del tempo libero soprattutto al rientro dai combattimenti di prima linea. In particolare, il Comando americano assegnava ai propri combattenti, come vero e proprio dovere (duty), una serie di attività ricreative sia turistiche sia semplicemente di socializzazione che a Roma si materializzarono in un luogo particolarmente rinomato: l’Alexander NAAFI/EFI Club.
Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è ALEXANDER-CLUB-ROMA-SALA-2nd-Floor-Snack-Lounge-Area-1280x878.jpg
Snack & Lounge area dell'Alexander NAAFI/EFI Club di Roma.
Aperto il 10 agosto del 1944 in un ex grande magazzino multipiano dell’Urbe, il Club era talmente ben organizzato da ospitare al piano terra un grande ristorante, un ambiente con gli spogliatoi, un ufficio informazioni e un centro assistenza per i militari. Nel seminterrato c’erano docce, barbiere e medici podologi. Inoltre, proprio come un attualissimo centro commerciale, al primo e al secondo piano c’erano diversi snack bar, sicuramente più signorili rispetto a quelli con donnine nude al muro e alcool a fiumi delle altre strutture occupate, ed al terzo piano c’era un ambiente con una piccola orchestra per la musica live, oltre che un’altra stanza con grammofono e dischi a disposizione dei visitatori. Il quarto piano, poi, aveva una sala giochi ed addirittura un negozio che vendeva souvenir, ma per non farsi mancare nulla al quinto piano era presente anche una sala lettura, una biblioteca e la stanza del cappellano per le esigenze religiose. Come ciliegina sulla torta, il sesto piano chiudeva la vasta offerta di un club militare davvero eccezionale ospitando un cinema, un ulteriore snack bar e un parrucchiere per le soldatesse. L’Alexander Club di Roma, in un periodo di guerra, con l’Italia divisa da un vero scontro civile tra Repubblichini e Fascisti, mentre si bombardavano ancora le città del nord ed i nazisti facevano stragi sostanzialmente mai pagate dai barbari vertici tedeschi, riusciva a servire una media di 27.000 tazze di tè al giorno oltre che migliaia di pasti, snack e servizi alla persona. Un club davvero particolare di cui continuerò a parlarvi per farvi scoprire una Roma inedita e globalizzata sul finir della Seconda guerra mondiale.

Author Giuseppe Russo Tutti i diritti riservati © 2020 Riproduzione vietata

QR Code