L’arte di guerra di Winford K.Rollf

Da Francolise ad Anzio fino alle colline toscane

La Seconda guerra mondiale, sconvolgente tragedia che cancellò oltre 55 milioni di persone tra il 1939 ed il 1945, rappresenta ancora oggi un incredibile intreccio di storie personali ed episodi bellici che a distanza di settant’anni continua ad affascinarci con la semplicità dei racconti di un tempo oramai lontano. Tante di queste storie, testimonianza di una prima reale globalizzazione economica e sociale, spesso passano per il ritrovamento di oggetti personali di soldati e civili che vissero quello sconcertante periodo storico. Una di queste, che mostra anche i profondi legami tra vari territori italiani, è quella del soldato americano Winford Keith Rollf e del suo posacenere decorato con la figura di un castello ed il richiamo a Francolise, cittadina di quella cancellata provincia, Caserta, sconvolta dai sanguinosi scontri di terra di fine ‘43. Una storia di guerra che, però, amalgama arte e sangue, passa per l’indefinibile Battaglia di Anzio e finisce il suo percorso sulle cime dell’Appennino tosco-emiliano.

Il soldato Rollf, arruolato nel 1940 a Camp Dodge Herrold nello Iowa (Usa), era un normalissimo ragazzo di 24 anni con grandi capacità di guida di mezzi militari per la logistica e l’evacuazione truppe, trasporti molto usati tra Campania e Lazio dai reparti della famosa V Armata del Generale Mark Wayne Clark. Un animo semplice quello di Rollf, classe 1916, portato non solo per la meccanica ma anche per l’arte, in particolar modo per la scultura su metallo, materiale di uso comune nel grande esercito a stelle e strisce che aveva invaso l’Italia peninsulare con lo Sbarco di Salerno del 9 settembre ‘43. E così il giovane Winford, mentre imperversavano epiche battaglie per vincere la resistenza tedesca tra alto casertano e basso Lazio, ed altri suoi colleghi disegnavano personaggi Disney e scosciate Pin-Up nelle regge di Napoli, Caserta e Carditello, tra fine ’43 e inizio ‘44 recuperava sistematicamente i fondelli dei proiettili d’artiglieria per farne bellissimi posacenere decorati a mano con un’efficace tecnica di punzonatura metallo su metallo.


Il posacenere ritrovato sulle colline toscane da Rudi Lapini 
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È grazie a questa passione e al ritrovamento del posacenere con il simbolo del 337th Engineer General Service Regiment, lavoro sicuramente inspirato anche dall’incredibile verosimiglianza con il locale Castello di Francolise (Ce), che la storia, quella vera, ci ha regalato il racconto di questo suo lungo viaggio in Italia, un cammino tra bombe, proiettili e fatica che lo ha visto prima stanziare in Terra di Lavoro, nei pressi del maniero medioevale normanno del IX secolo, e successivamente vivere parte delle operazioni per il fallimentare Sbarco di Anzio prima di trasferirsi sul più cruento fronte tosco-emiliano. È lungo questo pericoloso tragitto, in cui storicamente si colloca lo sciagurato bombardamento di Montecassino, che fortunatamente il soldato Rollf riesce a tenere con sé il prezioso posacenere decorato con pochi strumenti di fortuna per comporre una figura a lui tanto cara, magari perché ricordava casa o forse solo perché aveva trovato riparo tra le medievali forme del castello della cittadina casertana. Ma la guerra, si sa, non lascia troppo spazio a bellezza e passioni. La guerra è un uragano di sangue, sofferenza e distruzione da cui si può solo imparare la sopravvivenza. Così, chissà in quale precisa occasione, compiendo il suo dovere, il driver Rollf perse o lasciò sul campo, tra le nascoste postazioni dei monti toscani, questo suo prezioso oggetto d’arte, magari creato come dono da riportare in patria, ai suoi affetti. Forse fu proprio tra quelle colline, testimoni di immani tragedie, tra cui quella dell’infamia nazista sugli innocenti di Sant’Anna di Stazzema a Lucca, che Winford maturò la convinzione di voler vivere il dopoguerra senza armi, senza violenza, con la forza della solidarietà e dell’amore. Infatti, terminata la sua avventura bellica, il 5 novembre del 1945 Rollf tornava nella sua America diventando, per l’appunto, un pastore presbiteriano vissuto in pace fino al 13 aprile del 1983, quando sulle colline toscane ancora giaceva nascosto il suo posacenere, una vera eredità artistica poi raccolta da uno dei più attenti “recuperanti” dell’area aretina, Rudi Lapini. Il ricercatore toscano, che ha individuato il particolare oggetto in una buca americana al Passo della Raticosa (FI), oggi lo mostra nella sua collezione privata a Subbiano, a pochi passi da Arezzo, tra le vetrine di un allestimento studiato per catapultare l’osservatore in una realtà fatta sì di guerra, ma anche e soprattutto di normalità, di ragazzi come Winford che indossavano una divisa ma sognavano un mondo diverso, senza nazismo e senza bombe. È proprio in questi luoghi, quelli delle collezioni private visitabili o dei musei di guerra come Piana delle Orme (LT), Mignano Monte Lungo – Caspoli (CE), Anzio (Roma) o Subbiano (AR), che si incontrano incredibili storie di vita scolpite su distruttivi strumenti di guerra. Visitiamoli per ricordare sempre l’importanza della parola pace.

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